Caratteristiche della pietra Murgiana
Le rocce pugliesi sono di origine sedimentaria di composizione carbonatica, di ambiente generalmente marino ed hanno un’età variabile da 150 sino a qualche milione di anni.
Si sono formate in differenti contesti ambientali caratterizzati da variazioni notevoli nei meccanismi di sedimentazione e nei parametri fisici deposizionali. Questo ha portato alla genesi di rocce strutturalmente e tessituralmente molto diverse tra loro.
I termini più antichi della serie carbonatica costituiscono la impalcatura fondamentale della regione e il substrato della zona murgiana. Sono le rocce più utilizzate in vari settori in particolare in quello estrattivo.
Nelle aree in cui le rocce calcaree affiorano diffusamente in superficie sono più evidenti le particolari morfologie carsiche, sia su piccola che su grande scala. Gli agenti esogeni che
attaccano le rocce carbonatiche innescano processi di dissoluzione più o meno intensi i cui risultati sono le note e diffuse doline, inghiottitoi, campi carreggiati. Su scala più piccola i fenomeni dissolutivi danno luogo a superfici rocciose estremamente irregolari con evidenti cavità millimetriche e centimetriche più o meno diffuse in parte dovute anche alla presenza di resti fossili. Le superfici esposte agli agenti esogeni hanno colorazioni grigie, brune, avana-grigiastre e sono dovute a periodi più o meno lunghi di esposizione e ad attacchi di tipo biologico (licheni, funghi ...).
Le rocce carbonatiche pugliesi sono singolari per struttura, tessitura e variazioni cromatiche. Si rinvengono litotipi molto diversi tra loro alcuni a grana finissima (micriti), altri invece a grana più grossolana sono più o meno ricchi di resti fossili o di altri costituenti allochimici e prendono nomi differenti (calcareniti, biocalcareniti etc.).
Le rocce carbonatiche a grana fine sono dotate di notevole coerenza, bassa porosità, struttura omogenea; sono di solito poco fratturate ed hanno colore uniforme. Le altre rocce carbonatiche del basamento risultano costituite da porzioni quantitativamente diverse di frammenti fossili, di fango calcareo, di calcite ricristalizzata o di altri costituenti allochimici e presentano strutture e tessiture differenti.
In genere queste rocce sono più porose, meno coerenti e più difficilmente lavorabili rispetto alle prime. La presenza di impronte dovute alle modalità e ai meccanismi di sedimentazione (bioturbazioni, laminazioni, cavità di essiccamento) conferisce ad alcune rocce caratteri fisico meccanici ed estetici diversi.
Infine pigmentazioni più o meno diffuse possono generare variazioni cromatiche con passaggi dall’avana chiaro, al rosato, al bianco, al moganato. Tutte le caratteristiche descritte rendono le “pietre” pugliesi suggestive nella loro semplicità espressiva oltre che duttili nella lavorazione e trasformazione.
Esse costituiscono una materia prima naturale notevolmente interessante per il loro elevato grado di lavorabilità, per le loro caratteristiche cromatiche, per la loro singolarità. Basti pensare alle loro applicazioni architettoniche che partendo da epoche megalitiche ebbero grandi fioriture nel periodo romanico e barocco dimostrando di poter superare la prova del tempo in modo eccezionale.
(Prof. Antonio Paglionico, Dipartimento Geomineralogico Università di Bari)
Si sono formate in differenti contesti ambientali caratterizzati da variazioni notevoli nei meccanismi di sedimentazione e nei parametri fisici deposizionali. Questo ha portato alla genesi di rocce strutturalmente e tessituralmente molto diverse tra loro.
I termini più antichi della serie carbonatica costituiscono la impalcatura fondamentale della regione e il substrato della zona murgiana. Sono le rocce più utilizzate in vari settori in particolare in quello estrattivo.
Nelle aree in cui le rocce calcaree affiorano diffusamente in superficie sono più evidenti le particolari morfologie carsiche, sia su piccola che su grande scala. Gli agenti esogeni che
attaccano le rocce carbonatiche innescano processi di dissoluzione più o meno intensi i cui risultati sono le note e diffuse doline, inghiottitoi, campi carreggiati. Su scala più piccola i fenomeni dissolutivi danno luogo a superfici rocciose estremamente irregolari con evidenti cavità millimetriche e centimetriche più o meno diffuse in parte dovute anche alla presenza di resti fossili. Le superfici esposte agli agenti esogeni hanno colorazioni grigie, brune, avana-grigiastre e sono dovute a periodi più o meno lunghi di esposizione e ad attacchi di tipo biologico (licheni, funghi ...).
Le rocce carbonatiche pugliesi sono singolari per struttura, tessitura e variazioni cromatiche. Si rinvengono litotipi molto diversi tra loro alcuni a grana finissima (micriti), altri invece a grana più grossolana sono più o meno ricchi di resti fossili o di altri costituenti allochimici e prendono nomi differenti (calcareniti, biocalcareniti etc.).
Le rocce carbonatiche a grana fine sono dotate di notevole coerenza, bassa porosità, struttura omogenea; sono di solito poco fratturate ed hanno colore uniforme. Le altre rocce carbonatiche del basamento risultano costituite da porzioni quantitativamente diverse di frammenti fossili, di fango calcareo, di calcite ricristalizzata o di altri costituenti allochimici e presentano strutture e tessiture differenti.
In genere queste rocce sono più porose, meno coerenti e più difficilmente lavorabili rispetto alle prime. La presenza di impronte dovute alle modalità e ai meccanismi di sedimentazione (bioturbazioni, laminazioni, cavità di essiccamento) conferisce ad alcune rocce caratteri fisico meccanici ed estetici diversi.
Infine pigmentazioni più o meno diffuse possono generare variazioni cromatiche con passaggi dall’avana chiaro, al rosato, al bianco, al moganato. Tutte le caratteristiche descritte rendono le “pietre” pugliesi suggestive nella loro semplicità espressiva oltre che duttili nella lavorazione e trasformazione.
Esse costituiscono una materia prima naturale notevolmente interessante per il loro elevato grado di lavorabilità, per le loro caratteristiche cromatiche, per la loro singolarità. Basti pensare alle loro applicazioni architettoniche che partendo da epoche megalitiche ebbero grandi fioriture nel periodo romanico e barocco dimostrando di poter superare la prova del tempo in modo eccezionale.
(Prof. Antonio Paglionico, Dipartimento Geomineralogico Università di Bari)
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