Frammenti di note Biografiche:
'...Un operatore responsabile che è dotato senza dubbio di una interessante sostanza figurativa, di grande “concretezza” anche etica.’
(Felice Ballero)
'...in un furore creativo panico che lo pone come creatore fecondo di immagini artistiche fuori e dentro la realtà della storia.’
(Michele Campione) per saperne di più vai a fondo pagina
'Domenico è sempre alla ricerca di nuovi materiali poiché tutto ciò che può dare vita ad una scultura lo entusiasma e lo affascina per le varie possibilità e nuovi risultati che da essi può ricavare... per Domenico è l’uomo il perno centrale dell’esistenza stessa.'
(Addolorata Cagnazzo) per saperne di più vai a fondo pagina
'...Mimmo Mazzilli le sa “leggere”, le sa “interpretare”. Con quella sua particolare vena di ceramista e di scultore, in forza della quale nel recente-passato tante forme le ha volute, le ha dettate, le ha imposte inseguendo magari immagini raccolte nei suoi viaggi in lontananza, oltre il Mediterraneo nel Sud Africa, ad esempio, a Johannesburg, a Città del Capo.'
(Pietro De Giosa) per saperne di più vai a fondo pagina
'Al vitalismo di alcuni lavori contrappone, in altri, un’astrazione formale che procede per sottrazione di segni e decantazione della materia…’
(Anna D’Elia) per saperne di più vai a fondo pagina
'Ho veduto il volto in gessi di un uomo strettamente avvolto in un sudario che lo trasforma fra il tragico e l’ironico. Potrebbe essere Socrate, ma anche un autoritratto. Mazzilli è forse soprattutto un filosofo.’
(Renzo Guasco)per saperne di più vai a fondo pagina
(Felice Ballero)
'...in un furore creativo panico che lo pone come creatore fecondo di immagini artistiche fuori e dentro la realtà della storia.’
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'Domenico è sempre alla ricerca di nuovi materiali poiché tutto ciò che può dare vita ad una scultura lo entusiasma e lo affascina per le varie possibilità e nuovi risultati che da essi può ricavare... per Domenico è l’uomo il perno centrale dell’esistenza stessa.'
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'...Mimmo Mazzilli le sa “leggere”, le sa “interpretare”. Con quella sua particolare vena di ceramista e di scultore, in forza della quale nel recente-passato tante forme le ha volute, le ha dettate, le ha imposte inseguendo magari immagini raccolte nei suoi viaggi in lontananza, oltre il Mediterraneo nel Sud Africa, ad esempio, a Johannesburg, a Città del Capo.'
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'Al vitalismo di alcuni lavori contrappone, in altri, un’astrazione formale che procede per sottrazione di segni e decantazione della materia…’
(Anna D’Elia) per saperne di più vai a fondo pagina
'Ho veduto il volto in gessi di un uomo strettamente avvolto in un sudario che lo trasforma fra il tragico e l’ironico. Potrebbe essere Socrate, ma anche un autoritratto. Mazzilli è forse soprattutto un filosofo.’
(Renzo Guasco)per saperne di più vai a fondo pagina
Per saperne di piu`:
Michele Campione
‘Dimensione e movimento. Dinamismo e fotogramma immobilizzato dalla moviola tutto questo insieme, in uno scenario estremamente elaborato, che porta Domenico Mazzilli ad innamorarsi di tutte le forme espressive di ogni sorta di materiale in un furore creativo panico che lo pone come creatore fecondo di immagini artistiche fuori e dentro la realtà della storia.’
Addolorata Cagnazzo
'Creare, modellare, scolpire, o dare una forma voluta, sofferta, quasi cercata a qualsiasi materiale, sia esso argilla, gesso, pietra, ferro o persino la tela stessa, tutto ciò significa per Domenico fare scultura.
Ed è a contatto con la natura o nel suo studio-laboratorio che egli riesce, lavorando, ad esprimere tutto se stesso, le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue sensazioni, la sua realtà inconscia che non sempre collima con il reale. Da questo, qualche volta, difficile rapporto con il mondo che lo circonda però non si estranea, ma , con caparbietà, riesce a trovare un punto di incontro, ed ecco che accanto a forme spigolose con tagli netti e decisi si trovano altre smussate con contorni meglio delineati e rotondeggianti.
Domenico è sempre alla ricerca di nuovi materiali poiché tutto ciò che può dare vita ad una scultura lo entusiasma e lo affascina per le varie possibilità e nuovi risultati che da essi può ricavare.
Ma non è l’astrazione totale della forma che lo interessa, nelle sue sculture la figura umana è ancora rappresentata nella sua essenza, poiché per Domenico è l’uomo il perno centrale dell’esistenza stessa.
Pietro De Giosa
Le pietre della Murgia non valgono niente. Anche quando sono messe lì, l’ una sull’altra, a delimitare un podere, una proprietà, un confine. Anche quando spuntano da un terreno secco, incapace di alimentare un
arbusto od un semplice filo d’erba, illudono di poter soddisfare un gregge al pascolo. Forse un giorno quelle pietre ospitando una “ Nucleare “ – così come pare – potranno avere un’ altra dimensione ed un altro valore. Forse un altro prezzo. Ma sarà un giorno lontano da noi.
Ora no: le pietre della Murgia non valgono un bel niente. Sanno soltanto di povertà, di miseria, di squallore, abbrutite come sono dai raggi del sole. Il sole del Sud.
Eppure dette pietre, per le quali una stilla d’ acqua sa di un sorso di felicità, non mancano di avere una loro forma. Una forma che può essere moltiplicata all’infinito, senza la possibilità di una gemella. All’infinito l’una è diversa dall’altra. Incredibilmente.
Ed incredibilmente c’è qualche forma che ispira una immagine; c’è qualche forma che ti impegna nella ricerca della immagine: come una scultura ma soprattutto come una illusione. Domenico Mazzilli, scultore, si è messo in cammino, da qualche tempo, tre le pietre della Murgia. E ”lui” le pietre capaci di offrir una forma, oppure una scultura, oppure una illusione, le trova. Una su cento, una su mille, una su migliaia e migliaia.
Le trova sulla nostra Murgia (che si chiami Murgia alta o bassa non ha importanza) e le prende ad accarezzare come se fossero degli autentici gioielli. Sono pietre. Preferibilmente bianche, di un bianco marmoreo. Preferibilmente levigate, sicché la “carezza” non avverte intoppi. Ed anche senza spigoli. Ma con una loro continuità che suggerisce una linea, una forma, una figura. Questa potrà essere ambigua secondo una determinata angolazione, ma sarà più chiara, più leggibile, secondo un’altra.
Mimmo Mazzilli le sa “leggere”, le sa “interpretare”. Con quella sua particolare vena di ceramista e di scultore, in forza della quale nel recente-passato tante forme le ha volute, le ha dettate, le ha imposte inseguendo magari immagini raccolte nei suoi viaggi in lontananza, oltre il Mediterraneo nel Sud Africa, ad esempio, a Johannesburg, a Città del Capo.
E queste pietre murgiane, una volta guadagnate una loro identità, ne guadagnano un’altra con tocchi di pittura ai quali il Mazzilli si affida, come per creare un altro ambiente, un altro mondo, un’altra
suggestione. Semplici fili d’oro o d’argento, piccole macchioline d’un rosso sanguigno, qualche zig-zag in azzurro od in altro colore ed ecco che la pietra “murgiana”, della nostra Murgia povera e sitibonda, si trasforma in una “altra” pietra. Improvvisamente preziosa. Come del mondo atzeco. E piace, sino a ricevere quell'attenzione che le è stata sempre negata. Forse perché è sempre sotto i nostri piedi.’
Anna D’Elia, da “La Gazzetta del Mezzogiorno” (6 maggio 1983)
‘…Abbandonati i moduli figurativi, l’artista trova nella plasticità informale della materia (bronzi, pietra, terracotta) una forza espressiva. Al vitalismo di alcuni lavori contrappone, in altri, un’astrazione formale che procede per sottrazione di segni e decantazione della materia…’
Renzo Guasco
’Le sculture che ho visto, e non sono tutte quelle esposte, mi hanno profondamente emozionato, come da tempo non mi accadeva. Non saprei avvicinare la sua opera a quella di nessun altro scultore da me conosciuto. Le sculture di Mazzilli sono in bronzo, in pietra, gesso.
Immagini che vengono da molto lontano. L’artista deve essere sceso nelle necropoli, aver visitato gli scavi archeologici, i musei dove si possono vedere le mummie avvolte ancora strettamente nelle loro fasce. In una pietra ha scolpito visi, in altre “La donna di ieri e di oggi” e un “Profilo di donna pugliese” che può ricordare un bassorilievo egizio. Un bronzo, anche questo avvolto da bende, ha per titolo ”Immagini di forme per uno stato d’animo”.
Mazzilli, profondamente meridionale, vive ancora in una civiltà antica, forse quella della Magna Grecia, nella quale i secoli non contano. Le bende che avvolgono le sue figure sono ancora quelle con cui i suoi lontanissimi progenitori avvolgevano i loro morti. Ho veduto il volto in gesso di un uomo strettamente avvolto in un sudario che lo trasforma fra il tragico e l’ironico. Potrebbe essere Socrate, ma anche un autoritratto. Mazzilli è forse soprattutto un filosofo.’
F. BALLERO
R. BOCCACINI
A. CAGNAZZO
G. CAMILLES LENDARO
M. CAMPIONE
M. CHIEPPA
V. CRACAS
P. DE GIOSA
G. DELGADO
A. D’ELIA
R. GUASCO
F. MANNARINI
R. NIGRO
M. PIERGIOVANNI
L. SEBASTIO
F. SILVESTRI
A. SPAGNESI
A. SPINARDI
N. TULLO
G. TUROLA
‘Dimensione e movimento. Dinamismo e fotogramma immobilizzato dalla moviola tutto questo insieme, in uno scenario estremamente elaborato, che porta Domenico Mazzilli ad innamorarsi di tutte le forme espressive di ogni sorta di materiale in un furore creativo panico che lo pone come creatore fecondo di immagini artistiche fuori e dentro la realtà della storia.’
Addolorata Cagnazzo
'Creare, modellare, scolpire, o dare una forma voluta, sofferta, quasi cercata a qualsiasi materiale, sia esso argilla, gesso, pietra, ferro o persino la tela stessa, tutto ciò significa per Domenico fare scultura.
Ed è a contatto con la natura o nel suo studio-laboratorio che egli riesce, lavorando, ad esprimere tutto se stesso, le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue sensazioni, la sua realtà inconscia che non sempre collima con il reale. Da questo, qualche volta, difficile rapporto con il mondo che lo circonda però non si estranea, ma , con caparbietà, riesce a trovare un punto di incontro, ed ecco che accanto a forme spigolose con tagli netti e decisi si trovano altre smussate con contorni meglio delineati e rotondeggianti.
Domenico è sempre alla ricerca di nuovi materiali poiché tutto ciò che può dare vita ad una scultura lo entusiasma e lo affascina per le varie possibilità e nuovi risultati che da essi può ricavare.
Ma non è l’astrazione totale della forma che lo interessa, nelle sue sculture la figura umana è ancora rappresentata nella sua essenza, poiché per Domenico è l’uomo il perno centrale dell’esistenza stessa.
Pietro De Giosa
Le pietre della Murgia non valgono niente. Anche quando sono messe lì, l’ una sull’altra, a delimitare un podere, una proprietà, un confine. Anche quando spuntano da un terreno secco, incapace di alimentare un
arbusto od un semplice filo d’erba, illudono di poter soddisfare un gregge al pascolo. Forse un giorno quelle pietre ospitando una “ Nucleare “ – così come pare – potranno avere un’ altra dimensione ed un altro valore. Forse un altro prezzo. Ma sarà un giorno lontano da noi.
Ora no: le pietre della Murgia non valgono un bel niente. Sanno soltanto di povertà, di miseria, di squallore, abbrutite come sono dai raggi del sole. Il sole del Sud.
Eppure dette pietre, per le quali una stilla d’ acqua sa di un sorso di felicità, non mancano di avere una loro forma. Una forma che può essere moltiplicata all’infinito, senza la possibilità di una gemella. All’infinito l’una è diversa dall’altra. Incredibilmente.
Ed incredibilmente c’è qualche forma che ispira una immagine; c’è qualche forma che ti impegna nella ricerca della immagine: come una scultura ma soprattutto come una illusione. Domenico Mazzilli, scultore, si è messo in cammino, da qualche tempo, tre le pietre della Murgia. E ”lui” le pietre capaci di offrir una forma, oppure una scultura, oppure una illusione, le trova. Una su cento, una su mille, una su migliaia e migliaia.
Le trova sulla nostra Murgia (che si chiami Murgia alta o bassa non ha importanza) e le prende ad accarezzare come se fossero degli autentici gioielli. Sono pietre. Preferibilmente bianche, di un bianco marmoreo. Preferibilmente levigate, sicché la “carezza” non avverte intoppi. Ed anche senza spigoli. Ma con una loro continuità che suggerisce una linea, una forma, una figura. Questa potrà essere ambigua secondo una determinata angolazione, ma sarà più chiara, più leggibile, secondo un’altra.
Mimmo Mazzilli le sa “leggere”, le sa “interpretare”. Con quella sua particolare vena di ceramista e di scultore, in forza della quale nel recente-passato tante forme le ha volute, le ha dettate, le ha imposte inseguendo magari immagini raccolte nei suoi viaggi in lontananza, oltre il Mediterraneo nel Sud Africa, ad esempio, a Johannesburg, a Città del Capo.
E queste pietre murgiane, una volta guadagnate una loro identità, ne guadagnano un’altra con tocchi di pittura ai quali il Mazzilli si affida, come per creare un altro ambiente, un altro mondo, un’altra
suggestione. Semplici fili d’oro o d’argento, piccole macchioline d’un rosso sanguigno, qualche zig-zag in azzurro od in altro colore ed ecco che la pietra “murgiana”, della nostra Murgia povera e sitibonda, si trasforma in una “altra” pietra. Improvvisamente preziosa. Come del mondo atzeco. E piace, sino a ricevere quell'attenzione che le è stata sempre negata. Forse perché è sempre sotto i nostri piedi.’
Anna D’Elia, da “La Gazzetta del Mezzogiorno” (6 maggio 1983)
‘…Abbandonati i moduli figurativi, l’artista trova nella plasticità informale della materia (bronzi, pietra, terracotta) una forza espressiva. Al vitalismo di alcuni lavori contrappone, in altri, un’astrazione formale che procede per sottrazione di segni e decantazione della materia…’
Renzo Guasco
’Le sculture che ho visto, e non sono tutte quelle esposte, mi hanno profondamente emozionato, come da tempo non mi accadeva. Non saprei avvicinare la sua opera a quella di nessun altro scultore da me conosciuto. Le sculture di Mazzilli sono in bronzo, in pietra, gesso.
Immagini che vengono da molto lontano. L’artista deve essere sceso nelle necropoli, aver visitato gli scavi archeologici, i musei dove si possono vedere le mummie avvolte ancora strettamente nelle loro fasce. In una pietra ha scolpito visi, in altre “La donna di ieri e di oggi” e un “Profilo di donna pugliese” che può ricordare un bassorilievo egizio. Un bronzo, anche questo avvolto da bende, ha per titolo ”Immagini di forme per uno stato d’animo”.
Mazzilli, profondamente meridionale, vive ancora in una civiltà antica, forse quella della Magna Grecia, nella quale i secoli non contano. Le bende che avvolgono le sue figure sono ancora quelle con cui i suoi lontanissimi progenitori avvolgevano i loro morti. Ho veduto il volto in gesso di un uomo strettamente avvolto in un sudario che lo trasforma fra il tragico e l’ironico. Potrebbe essere Socrate, ma anche un autoritratto. Mazzilli è forse soprattutto un filosofo.’
F. BALLERO
R. BOCCACINI
A. CAGNAZZO
G. CAMILLES LENDARO
M. CAMPIONE
M. CHIEPPA
V. CRACAS
P. DE GIOSA
G. DELGADO
A. D’ELIA
R. GUASCO
F. MANNARINI
R. NIGRO
M. PIERGIOVANNI
L. SEBASTIO
F. SILVESTRI
A. SPAGNESI
A. SPINARDI
N. TULLO
G. TUROLA
Mazzilli e il mondo dei mass media
GIORNALI, RIVISTE E TELEVISIONI CHE SI SONO INTERESSATI ALLA SUA ARTE:
Eco d’arte, Elite 1989, Il Messaggero, Il Resto del Cardino, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta di Ferrara, La Nazione, La Stampa, La Voce, Lo Stradone, Meridiano Sud, Nuovo Confronto, Pensiero ed Arte, Puglia nel Mondo, Spazio Ovest.
Rai 3, Telenorba, Telebari, TRA.
Eco d’arte, Elite 1989, Il Messaggero, Il Resto del Cardino, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta di Ferrara, La Nazione, La Stampa, La Voce, Lo Stradone, Meridiano Sud, Nuovo Confronto, Pensiero ed Arte, Puglia nel Mondo, Spazio Ovest.
Rai 3, Telenorba, Telebari, TRA.
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